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圣艾智德团体和移民


2013-09-11 11:42:43 作者:奥古斯定■乔万里 意大利米兰天主教圣心大学教授 意大利“圣艾智德团体”副主席 来源:信德网

尊敬的各位学者,亲爱的朋友们:
 
  非常高兴,在这具有现实与重要意义的移民会议上,以圣艾智德团体(Comunità di sant’Egidio)的名义发言。移民是涉及当今全球化时代为所有社会的关键主题,让作为公民和基督徒的我们深刻反思,去识别“时代的征兆”。
  这些年来发生了一个巨大的转折:历史上首次全球城市人口超过了农村人口。大约33亿人居住在城市,其中5亿人居住在5百万人口以上的大城市。依照联合国预测,全球城市化的比率继续增长,到2030年会达到60%,到2050年达到70 %。可以说世界变成一个城市或者城市群,对应于全球经济领域相互交流和贸易链接的网络。城市化正改变着人类生活和行动的模式。为了发展,城市必须常常吸引更多的人,和在自身社会文化背景中有能力吸纳不同的人群,成为发展必不可少的因素。每个大城市自身是多元文化的,体现为种族、文化和不同生活方式的混合体,它们相遇在城市的同一空间,融汇在时代变迁中。
  大城市和世界城市化的问题及其后果不只是安全问题(也即,如何为居住在同一地区的不同的人制定同样的规则等等),而首要的是社会和文化的问题。事实上,城市不能仅视为“一群人”,而是有如共同生活:首要问题是诸多不同的人如何能一起生活的好。不同的语言、文化、传统和宗教必须在同一空间相会。多元文化城市的主题与移民和民众的内在迁徙息息相关。当不同的人们发现共同生活并不容易。衍生出困难的痼疾是偏见的出现,和不同地方的人之间分裂的倾向。在这意义下,避免对少数人的孤立和消除偏见就是对未来的塑造。由此,明智与艰巨的努力就是如何创造性地构思人类凝聚的战略,为此,圣艾智德团体试图克服在我们的城市共同生活一起的困难。
  圣艾智德团体从1968年创立以来,就面对这些问题。我们和选择穷人,和罗马的贫穷阶层(随后在许多别的城市)一起,寻求生存差距的消解和破碎的人与社会结构的重建。我们随即意识到,不只是关联社会的问题,而最先是人的问题。如果由排斥和蔑视伴随,贫穷将无法抵御,并由此滋生城市不安的暴力和现象。如果穷人常常从富裕的地方被疏离和驱逐,牵涉移民时境遇会更糟糕。当情景每况愈下,比如,经济危机时,偏见便成为防御手段,人们开始寻找替罪羊。
  源于迁徙现象的不同人和不同文化的整合,并非抽象的型式和理论,而首要地是充满人文生活、决定风土人情及语言、要求选择、进入日常、贯穿每天及未来生命的文化。圣艾智德团体的创始人,安德肋■黎嘉迪(Andrea Riccardi)称它为“共存的艺术”。
  共同的未来不是专家的演说,而是生命,是诸多男女老幼的日常生活。是关系、相遇、分享经验的结构。因而,需要创造相遇的空间,在那里有为所有人的位置,可以开始塑造公民的对话,减少人与人之间的紧张程度。在此,对移民问题的首要回应是对穷人接纳的基督徒团体结构。我们被召唤,来帮助这个时代的男女老幼,在和平、相互尊重和团结中生活在一起。这也是圣艾智德团体——六十年代末产生于罗马,今天分布在七十二个国家和地区的天主教平信徒国际协会——的使命。
 
拒绝冷漠
  在1979年,由于一个悲惨事件,外国移民进入了圣艾智德团体的生命。那年5月22日,一些年轻人满不在乎地烧死了睡着罗马市中心古老教堂门前的索马里难民阿里(Alì Jama)。阿里的死亡悲剧触动团体对来到意大利的早期移民进行反省。团体发起市民祈祷的夜间聚会,请求刚刚上任不久的教宗若望■保禄二世纪念大多意大利人不认识,却有名字和尊严的那位。教宗接受了请求,在5月27日的三钟经时,一起纪念了阿里和全体移民。教宗的话打开了一直围绕这座城市对移民冷漠的墙壁。
事实上,冷漠筑起无形而不能逾越的高墙:移民来到我们中间,我们却视而不见。想想许多乞丐,包括中国城市广场和街道上生活的无家可归者,或天冷时城市里不知何去何从的人,被人恐吓时藏身或逃跑的人。重要的一步是看到那些我们拒绝看到的人。昔日是阿里,一个看不到的人,因为没有人注视过他,而被毫无意义的暴力杀死了。从此,圣艾智德团体对外国人的使命是透过和具体的男女老幼的相遇,而非抽象概念,确信每个人是原生国家的苦难和富裕的使者;是社会的财富。但这里具体而迫切的问题是需要给移民真正开启“融入”社会的钥匙。
 
意大利语言文化学校
  在1982年冬天,在罗马圣艾智德团体开始了早期的免费意大利语课程,为外国公民提供重要的工具——那代表以积极方式融入意大利社会,和为回应外国人基本需要的钥匙——语言:友谊、关系、被理解、也理解客居之地的需要。在罗马学校——完全免费——有来自120个国家超过4万人注册学习过。每年大约2000外国人注册意大利语课。此外,学校成为教育部认可的语言学校,和贝鲁加外国语大学(Università per Stranieri di Perugia)有语言文凭的协定。
  不求回报的接纳和友谊是该学校的特征,老师都是志愿者,没有雇佣的。
  2009年12月27日,教宗本笃十六(Benedetto XVI)参观圣艾智德的意大利语言文化学校时讲到:有一种使不同语言在那里都合而为一的语言:那就是爱的语言。正如保禄宗徒所言:“我若能说人间的语言,和能说天使的语言;但若我没有爱,我就成了个发声的锣,或发声的钹”(格前13:1)。正是该学校的这语言,我们需要常常更多地学习和实践。耶稣这样教导我们,天主为了爱成为我们中的一员,特别以其临在、以其成为需要我们的爱的婴孩的谦卑讲话。该语言使我们的城市和世界更美好。
在语言之外,多年来开展了为文化中介,为长者的扶助,为面包师和屠夫等有助于就业的专业教育课程。
 
外国人也是我们的弟兄
  在1985年,对罗马Fiumicino机场血腥的恐怖袭击,引发了对移民恐惧和害怕的气氛,看待他们犹如恐怖分子。
  在这情形下,圣艾智德团体的创始人,安德肋■黎嘉迪写了一封极具意义的公开信,信的题目是,“外国人也是我们的弟兄” (Stranieri Nostri Fratelli):“我们重申外国人并非恐怖分子。外国人带来他们的劳动能力,和平与安全的诉求…。作为基督徒,我们想方设法对这些新来者给予我们同情和团结关联的见证……”
  今天消极和害怕的气氛增加了,表达“外国人也是我们的弟兄”这句话非常贴切。事实上,否定地看待移民形象呈现增长态势。越穷的人总是最先饱尝后果的人。
  圣艾智德团体的邀请是不让害怕束缚自身;参与“共存”的社会:认识不同国家、语言和文化的人,使人明白世界的复杂和丰富;同时也丰富我们的城市。
 
早期的款待服务
  在语言学校外,已开展回应各种移民弟兄需要的许多服务:
  和平者中心是从1984年开始的,用来收集各类食品和衣物。有分发药品的小医疗所。有为流落街头者的洗澡服务。在中心透过交流和相遇,为有正常文件者提供法律支持的服务和陪伴。
  餐厅:从1986年就为生活在格外贫困的人开了提供热饭菜的夜间餐厅。有意大利人和外国人来餐厅就餐。餐厅每周开三天,每天来吃晚餐的人就超过1000人。16.5万外国人来过我们的餐厅吃晚餐。
  “亚巴郎的帐篷”:1988年由诺贝尔和平奖获得者南非大主教图图(Desmond Tutu)举行了揭幕典礼,它是用来为那些没有房子,融入意大利面临困难的移民给予接待的家
  我们确信,在社会移民融入时,就会接触前面的对待方式,好多形态是悲惨的,因为在格外脆弱的条件下理解移民,超越是基于整合的内部未来途径。整合,从开始到深入,相关进程的中心是友谊和相遇的主题;进程也可理解为困难时权利和基本需要的保护:食物、住房、医疗保健。
  为此,开展了别的服务,比如对外国难民和外国人的接待之家、餐厅、医疗救助所,为移民的接待和法律救助中心。他们中有许多人一直牢记接受的支持和帮助,经常和团体在进一步迁移过程之中保持友好的接触。
 
和平的人
  开展和平学校,与拥挤前来请求解决面临困境的移民沟通,似乎在告诉我们,对友谊强烈诉求的领悟以及和平与团体价值分享的必要。由此,圣艾智德团体在1999年推动了“和平的人”(Genti di Pace)的建立,它是联合不同文化、语言和宗教的人们,深刻相信能共同生活在一起的组织。“和平的人”为不同国家、文化和宗教的人们之间对话和友谊而努力,不是调和的对话,而是对认识和对他人的尊重感兴趣。
  与真正穷人的团结是重要的。天主教徒和其它宗教信徒,给予贫穷或长者移民无偿自发的团结与帮助。今天许多移民帮助和支持着圣艾智德团体对真正弱者的服务。
  “和平的人”以喜乐和单纯见证着,“差异下,在尊重和对话中生活一起”是可能的。
 
从意大利到世界
  移民是全球现象,由此为今天的全社会,整合是大的挑战。因而,“和平的人”和对移民的各类服务,不只是在意大利,也在世界许多有圣艾智德的国家,成为了事实。
  接纳移民,在社会整合进程中对移民的陪伴,不只是公民社会的责任,也是每一位基督徒的责任:基督徒被召唤面对移民的痛苦不能无动于衷。今年7月8日,教宗方济各(Francesco)在意大利南部的Lampedusa小岛看望移民时,劝勉所有的人不要冷漠。教宗这样说:“富裕的文化… 带来对他人的冷漠,更好说带来冷漠的全球化。在这全球化的世界我们陷入了冷漠的全球化!习惯了他人的苦难,不再垂顾,不再关注,与我们无关!”
  接纳移民是福音的见证,是耶稣的服务:“因为我饿了,你们给了我吃的;我渴了,你们给了我喝的;我作客,你们收留了我…”(玛25:35)。是一项交流基督徒的爱的服务,是无偿的爱和有助的结构——用教宗的话说——是贫穷的教会和为穷人的教会。
  最后,希望说移民不只是一个社会问题,也是大的契机,我们被召唤去领悟。
  希望再次提及圣经的形象:
  创世纪(41:1-49)叙述年轻的希伯来人,在埃及之地为侨民和奴隶,懂得为法老解释苦恼梦境的若瑟。这是广为人知的圣经片段。在尼罗河边,梦境中,法老先看到七头吃草的肥牛,随后看到七头色丑体瘦的母牛吞下色美体肥的母牛。随后的梦境中,七枝细弱而又为东风吹焦的麦穗吞下七枝又肥又实的麦穗。有如若瑟解梦时说的:法老在梦境中预见了蹂躏大地的大饥荒。可以这样讲:强烈持久的经济危机吞并,湮没,并使人忘记了富裕的年代。若瑟明智地提议,在收获年代考虑饥荒,在富裕岁月不忘贫困。权威、富有远见的埃及法老接受了年轻外国奴隶的话有着极其重要的意义。信任他,他的聪明,他的创举,他的负责,承载重任的使命帮助人们度过了艰苦的阶段。
相信圣经给予大家一堂重要的课。如果我们懂得接纳移民有如“时代的征兆”,它们能给予这个社会重要的契机,使它成为尊重差异,生活融合与和平的世界。
  谢谢。

La Comunità di Sant'Egidio e gli immigrati

Distinti relatori, cari amici…
sono molto contento di prendere la parola, a nome della Comunità di sant’Egidio, in questo convegno, che si è posto l’obiettivo di affrontare un tema di grande attualità ed interesse: quello delle migrazioni. Si tratta di un tema cruciale per tutte le società di questa nostra epoca globale, che ci interroga, come cittadini e come cristiani, chiamati a comprendere i “segni dei tempi”. Ringrazio padre John Baptist Zhang e gli organizzatori per questo invito.

In questi anni è avvenuta una grande svolta: per la prima volta nella storia la parte della popolazione mondiale urbanizzata ha superato quella delle zone rurali. Circa 3,3 miliardi di persone abitano in città, di cui più di 500 milioni in megalopoli di più di 5 milioni di abitanti. Secondo le previsioni dell’ONU il tasso di urbanizzazione mondiale si accrescerà ancora raggiungendo quasi il 60% nel 2030 e il 70 % nel 2050. Si potrebbe dire che il mondo intero è diventato una città o piuttosto una costellazione di centri urbani, una rete con i nodi corrispondenti agli intrecci di scambi e commerci dello spazio economico globalizzato. L'urbanizzazione sta rivoluzionando i modi di vivere e di agire di gran parte dell'umanità. Per svilupparsi le città devono attirare a sé sempre più gente e la capacità di assorbire popolazioni diverse nel proprio contesto sociale e culturale diviene un fattore essenziale per lo sviluppo. Ogni grande città è di per se stessa multiculturale, risultato di una miscela di popolazioni, culture e stili di vita diversi che si sono incontrati in uno stesso spazio urbano e amalgamati nel corso del tempo. La questione delle grandi città, dell’urbanizzazione del mondo e delle sue conseguenze, non è solo una questione di sicurezza (cioè come imporre le stesse regole a tanta gente diversa che vive nello stesso luogo ecc.) ma anzitutto una questione sociale e culturale. La città infatti non può essere solo concepita come una “folla”, ma come una convivenza: il problema è anzitutto quello di come possono vivere bene assieme di tante persone diverse. Lingue, culture, tradizioni e religioni diverse si vengono ad incontrare in uno stesso spazio. Il tema della città multiculturale si connette con quello delle migrazioni e degli spostamenti interni delle popolazioni. Quando gente diversa si trova a vivere insieme non sempre tutto è facile. Sintomi più ricorrenti delle difficoltà che sorgono sono l’emersione di pregiudizi e la tendenza a separarsi in aree cittadine distinte. In questo senso evitare la ghettizzazione e combattere il pregiudizio è lavorare per il futuro, così come immaginare creativamente strategie di coesione umana è un ragionevole e laborioso impegno in cui la Comunità di Sant’Egidio si cimenta per superare le difficoltà del convivere nelle nostre città.

La Comunità di Sant’Egidio fin dalla sua nascita, nel 1968, si è incontrata con questi problemi. Abbiamo scelto di lavorare con i poveri, con gli strati meno abbienti della popolazione di Roma (e poi di tante altre città), cercando di colmare i divari esistenti e di ricostruire il tessuto umano e sociale laddove era stato strappato. Abbiamo subito notato che non si trattava solo di problemi sociali ma soprattutto umani. La povertà diventa insostenibile se si accompagna all’esclusione e al disprezzo. Da questo possono nascere la violenza e fenomeni di agitazione urbana. Se in genere i poveri vengono allontanati e messi da parte dai benestanti, ancora peggio accade se si tratta di immigrati. Il pregiudizio diviene un’arma di difesa e la ricerca di capri espiatori quando le cose vanno male, come durante le crisi economiche.

L’integrazione di uomini e culture diverse, dovuto ai fenomeni migratori, non è un modello astratto, una teoria, è  piuttosto una cultura che pervade la vita delle persone, che decide il clima umano, il linguaggio, che suggerisce scelte, che entra nella quotidianità, che unisce la vita di ogni giorno e la vita futura. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, l’ha chiamata Arte del convivere.  

Un futuro comune non è un discorso da specialisti, ma è la vita, la quotidianità di tanti uomini e donne. È un tessuto di relazioni, di incontri, di esperienze condivise. Occorre quindi creare spazi di incontro dove ci sia posto per tutti e si possa istaurare un dialogo cittadino, abbassando il livello di tensione tra le persone. La prima risposta ai problemi dell’immigrazione è quindi la costruzione di comunità cristiane accoglienti verso i poveri. Siamo chiamati ad aiutare gli uomini e le donne di questo tempo a vivere insieme nella pace, nel rispetto reciproco, nella solidarietà. E’ questo anche l’impegno della Comunità di Sant’Egidio, un’associazione internazionale di laici cattolici, nata a Roma alla fine degli anni ’60 ed ora diffusa in 72 paesi del mondo.  

Abbattere l’indifferenza

Nel 1979 gli immigrati stranieri entrarono nella vita della Comunità di Sant’Egidio, a causa di un tragico episodio. Il 22 maggio di quell’anno alcuni giovani bruciarono quasi per gioco un rifugiato somalo, di nome Alì Jama, mentre dormiva sul sagrato di un’antica chiesa nel cuore di Roma. La sua tragica morte spinse la comunità a riflettere sulla presenza dei primi immigrati che arrivavano in Italia. La comunità promosse una veglia di preghiera cittadina e chiese a Giovanni Paolo II, da pochi mesi divenuto Pontefice, di ricordare quell’uomo che nessun italiano conosceva, ma che aveva un nome e una dignità. Il Papa accolse l’invito ed il 27 maggio, durante l’Angelus, ricordò, insieme a quell’uomo, tutti i migranti. Con le sue parole, il papa spezzò il muro dell’indifferenza che circonda spesso gli immigrati nelle nodtre città. L’indifferenza infatti innalza muri invisibili ma insuperabili: gli imigrati sono vuicuini a noi ma noi neanche li vediamo. Penso ai molti barboni, gli homeless che vivono nelle piazze o nelle strade anche di tante città cinesi o si rifugiano nella metropolitana quando fa freddo, per nascondersi o scappare quando qualcuno li minaccia. Il primo problema è vedere quelli che ci rifiutiamo di vedere. Così era Alì Jama, un uomo invisibile perché nessuno lo aveva visto finché una violenza senza senso lo ha ucciso. Da allora l’impegno della Comunità di Sant’Egidio con gli stranieri è passato attraverso l’incontro con uomini e donne concrete, non categorie astratte, nella convinzione che ciascuno sia messaggero della sofferenza e della ricchezza del paese di provenienza; ed una risorsa per la società. Ma occorreva fornire agli immigrati la chiave di accesso per “entrare” davvero nella società.

La Scuola di Lingua e Cultura Italiana

Fu così che nell’inverno del 1982 la Comunità di Sant’Egidio avviò a Roma i primi corsi gratuiti di italiano, per offrire ai cittadini stranieri uno strumento importante,  quello dalla lingua che rappresenta la chiave per entrare in modo positivo nella società italiana, e per rispondere a a uno dei bisogni primari delle persone straniere:  il bisogno di amicizia, di relazione, di essere compresi ma anche di comprendere il paese ospitante. Alla scuola di Roma- completamente gratuita- si sono iscritti e hanno frequentato oltre 40 mila immigrati provenienti da 120 paesi. Ogni anno circa  2000 stranieri si iscrivono ai corsi di lingua italiana. La Scuola è inoltre riconosciuta come scuola di lingue dal Ministero dell’Istruzione e ha un accordo con l’Università per Stranieri di Perugia per la certificazione del livello di conoscenza della lingua.
L’accoglienza e l’amicizia gratuite sono le caratteristiche di questa scuola, gli insegnanti sono tutti volontari e nessuno viene pagato.
Il 27 dicembre 2009 Papa Benedetto XVI visitando la Scuola di Lingua e Cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio, disse: C'è una lingua, che al di là delle differenti lingue, tutto unisce: quella dell'amore. Come dice l'apostolo Paolo: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita” (1 Cor 13,1). È questa la lingua anche di questa Scuola, che dobbiamo apprendere e praticare sempre di più. Ce lo insegna il Bambino Gesù, Dio che per amore si è fatto uno di noi e parla innanzitutto con la sua presenza, con la sua umiltà di essere un Bambino che si fa dipendente dal nostro amore. Questa lingua renderà migliori la nostra città e il mondo.
Accanto alla scuola di lingua sono stati aperti negli anni corsi di Formazione professionale per mediatori culturali,  per assistenti agli anziani (care giver), per panettieri e per macellai, in modo da favorire l’inserimento nel mondo del lavoro.

Stranieri Nostri Fratelli

Nel 1985 un sanguinoso attacco terroristico all’aeroporto di Fiumicino a Roma generò un clima di sospetto e di paura nei confronti degli immigrati, visti come potenziali terroristi.
In quell’occasione il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, scrisse una lettera pubblica dal titolo, piuttosto significativo, “Stranieri Nostri Fratelli”:
“Riaffermiamo che straniero non vuol dire terrorista. Il forestiero porta la sua capacità di lavoro, la sua domanda di pace e di sicurezza…… Come cristiani intendiamo offrire una testimonianza della nostra sensibilità e del legame che ci unisce a quelli che sono arrivati per ultimi…”.
Oggi il clima di pessimismo e di paura è aumentato, rendendo quelle parole, “Stranieri nostri fratelli”, molto attuali. Cresce infatti la tendenza a considerare negativamente la figura dell’immigrato. Ed i più poveri sono i primi a sopportarne le conseguenze.
L’invito della Comunità di Sant’Egidio è di non farsi imprigionare dalla paura; e di praticare la società del “convivere”: conoscere persone di paesi, lingue e culture diverse fa capire la complessità e la ricchezza del mondo; ma anche migliora le nostre città.

Servizi di prima accoglienza

Oltre alla Scuola di lingua, negli anni sono stati avviati numerosi servizi per rispondere ai vari bisogni dei nostri fratelli immigrati:
Il Centro Genti di Pace, attivo dal 1984 è un centro di ascolto, di distribuzione di generi alimentari e di vestiario. È presente un piccolo ambulatorio medico con distribuzione delle medicine. E’ attivo un servizio docce per chi vive per strada. Nel Centro attraverso colloqui e incontri si è sviluppato un servizio di tutela legale e accompagnamento per avere i documenti regolari.
La Mensa: dal  1986 è aperta una mensa serale che offre pasti caldi a chi vive in estrema povertà. Alla mensa vengono cittadini italiani e stranieri. La mensa è aperta tre giorni alla settimana, ogni giorno vengono per la cena oltre 1000 persone. Sono 165 mila stranieri che sono venuti alla nostra mensa per il pasto serale.
La “Tenda di Abramo”: inaugurata nel 1988 da Desmond Tutu - l’arcivescovo sudafricano premio Nobel per la Pace - è una casa che offre ospitalità agli immigrati che non hanno una casa e si trovano in difficoltà nel momento dell’inserimento in Italia.
Noi siamo convinti che l’inserimento degli immigrati nella società inizi da subito, già nella fase della prima accoglienza, le cui modalità sono strategiche perché colgono l’immigrato in una condizione di particolare fragilità dal cui superamento può dipendere l’intero futuro itinerario di integrazione. L’integrazione è, dall’inizio alla fine, un processo relazionale nel quale sono centrali i temi dell’amicizia e dell’incontro; un percorso che comprende anche la tutela dei diritti e dei bisogni primari nei momenti di difficoltà: il vitto, l’alloggio, le cure mediche.
Per queste ragioni, sono stati avviati alcuni servizi, come le case di ospitalità per profughi e stranieri (singoli oppure nuclei familiari), mense, ambulatori, centri di ascolto e di tutela legale per immigrati. Molti di loro mantengono vivo il ricordo del sostegno ricevuto, spesso conservando un contatto amichevole con la Comunità nelle successive fasi del loro percorso migratorio.

Genti di Pace

Facendo scuola e parlando con gli immigrati che affollano la rete degli altri servizi loro rivolti, ci è sembrato di dover cogliere una forte domanda di amicizia e di condivisione dei valori di pace e solidarietà. E’ così che la Comunità di Sant’Egidio ha promosso nel 1999 la nascita di “Genti di pace”, un’associazione che riunisce persone di diverse culture, lingue e religioni che credono profondamente che sia possibile vivere insieme. “Genti di Pace” lavora per il dialogo e l’amicizia tra genti di paesi, culture e religioni diverse, un dialogo senza sincretismi, che favorisce la conoscenza e il rispetto dell’altro.
Un punto importante è  la solidarietà con i più poveri. Cattolici e credenti di altre religioni offrono solidarietà e aiuto , gratuitamente e spontaneamente, ad immigrati poveri o anziani. Oggi sono molti gli immigrati che aiutano e sostengono il servizio ai più deboli della Comunità di Sant’Egidio.
Le “Genti di Pace” testimoniano con la gioia e la semplicità, che è possibile “vivere insieme tra diversi, nel rispetto e nel dialogo”.

Dall’Italia al mondo

L’immigrazione è un fenomeno globale, così anche l’integrazione oggi è una sfida che investe tutte le società. E’ così che “Genti di Pace” e i vari servizi agli immigrati sono divenuti una realtà presente non sono in Italia, ma in molti paesi del mondo dove opera la Comunità di Sant’Egidio.
Accogliere gli immigrati, accompagnarli nel percorso di integrazione nella società, è responsabilità non solo della società civile, ma di ogni cristiano: il cristiano è chiamato a non essere indifferente di fronte al dolore dei migranti. Lo scorso 8 luglio lo stesso Papa Francesco visitando gli immigrati rifugiati a Lampedusa, un’isola del sud Italia, ha esortato tutti a non essere indifferenti. Il Papa ha così detto:
“La cultura del benessere…. porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza! Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!».
Accogliere l’immigrato è testimonianza evangelica, è servizio a Gesù: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato…” (Mt 25, 35). E’ un servizio che comunica l’amore cristiano, un amore gratuito e contribuisce alla costruzione, per usare le parole di Papa Francesco, di una Chiesa povera e per i poveri.
In conclusione, vorrei dire che l’immigrazione non è solo un problema sociale, ma è una grande occasione, che siamo chiamati a cogliere.
Vorrei spiegarlo ancora una volta con un’immagine tratta dalla Bibbia:
Il libro della Genesi racconta di come un giovane ebreo, Giuseppe, straniero e schiavo in terra di Egitto, seppe interpretare i sogni angosciosi del faraone. È un brano biblico molto conosciuto. Sulle rive del Nilo, in sogno, il faraone vede pascolare dapprima sette vacche grasse e poi vede salire su sette vacche magre e molto brutte di forma che divorano le vacche grasse. Nel sogno successivo sette spighe secche, vuote e arse dal vento inghiottono sette spighe piene e belle. Come Giuseppe interpretò il sogno è noto: il faraone aveva nel suo sogno previsto una grande carestia che avrebbe “consumato la terra”. Una crisi economica, così la possiamo definire: dura, lunga, che avrebbe divorato, inghiottito e fatto dimenticare il tempo dell’abbondanza.
Il consiglio saggio di Giuseppe è stato quello di pensare alla carestia nel tempo dell’abbondanza, alla povertà nei tempi della ricchezza. È significativo come il potente e lungimirante faraone d’Egitto accolga le parole di un giovane, straniero e schiavo. E affida a lui, alla sua intelligenza, alla sua iniziativa, alla sua responsabilità il compito impegnativo di uscire fuori da un periodo che si preannunciava così duro e angoscioso.
Credo che la Scrittura dia una lezione importante a tutti noi. Le migrazioni, se sapremo coglierle come “segni dei tempi”, possono offrire alle nostre società, una grande occasione di un mondo dove, nel rispetto delle diversità, si possa vivere l’unità e la pace.

Grazie

本文标题:圣艾智德团体和移民

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